
Le conseguenze sono sulla pesca ma anche su specie di spugne, coralli (compreso il corallo rosso) e gorgonie. Altro fenomeno sempre più frequente le mucillagini sia in Adriatico che nel Tirreno: l'effetto soffocamento dei fondali può essere grave.
A RISCHIO ALTO ADRIATICO, SUD E TIRRENO DEL NORD
Alto Adriatico, mari del sud Italia (Sicilia, Puglia e Calabria), e Alto Tirreno (soprattutto Arcipelago Toscano e mar Ligure): queste le tre aree del mare italiano che registrano i cambiamenti climatici già in atto. A scattare la fotografia dei rischi delle acque made in Italy il responsabile campagne di Greenpeace, Alessandro Giannì, curatore del dossier 'Un mare d'inferno-il Mediterraneo e il cambiamento climaticò, che raccoglie i documenti scientifici del fenomeno riscaldamento. Ecco in particolare le aree più sensibili in Italia:
- ALTO ADRIATICO e DELTA DEL PO: è una delle aree più sensibili ai cambiamenti climatici perché è un'area particolare, è un mare chiuso e più sensibile sia alla temperatura in aumento che ai cambiamenti del livello del mare.
- MARI MERIDIONALI: le acque di Sicilia, Puglia e Calabria, per ragioni geografiche, sono colpite dal fenomeno delle specie 'aliene' quelle specie cioé che non fanno parte del nostro patrimonio nativo ma che, provenienti soprattutto dal Canale di Suez si, sono installate nei nostri mari e, favorite da condizioni climatiche.
- ALTO TIRRENO E MAR LIGURE: espansione di specie sempre più a nord come i barracuda (nel '93 assenti dall'Isola d'Elba e ora presenti e con ciclo vitale) o il colorato donzella pavonia. Ma anche il luccio di mare, caratteristico in Sicilia, e oggi nel Mar Ligure dove era assente fino a 15 anni fa. Per non parlare delle alghe come la Caulerpa racemosa, proveniente dalla Libia, che ha coperto gran parte dei fondali soprattutto dell'Arcipelago Toscano (40% dei fondali dell'isola di Montecristo) e a Livorno, presente anche a soli 30 centimetri di profondità, quindi anche nelle pozze di scogliera. Segnalazioni arrivano anche dalla Sicilia. Per la Caulerpa taxifolia (l'alga killer, che negli anni '90 ha fatto parlare molto di se' e mangiatricé della Posidonia, la pianta che dà ossigeno al Mediterraneo), un enorme nucleo è presente tra l'Italia e la Francia (da dove è partita), un'altra piccola chiazza è presente a Livorno, poi altre chiazze all'Isola d'Elba e in Sicilia nel parco delle Egadi.
- SANTUARIO DEI CETACEI: il triangolo tra la Toscana, la Liguria, il Principato di Monaco e la Corsica sembra spopolarsi di balene e delfini che invece dovrebbero godere di questa 'casa' creata per loro. "La diminuzione di cetacei nel Santuario - ha detto Giannì - sembra legata all'effetto clima ma, per ora, sono solo sospetti e non ci sono pubblicazione scientifiche in grado di dimostrarlo" Fonte: Ansa.it
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