«Gli stagni di Montorfano e delle Noci a Melegnano sono diventati un deserto in pochi giorni con la fornitura temporizzata di acqua. La situazione è grave soprattutto al parco delle Noci, dove lo stagno grande si è quasi prosciugato». Le associazioni ambientaliste Il Bradipo di Lodi e Wwf di San Donato, che da diversi anni si fanno carico della manutenzione delle oasi Wwf a Melegnano, non hanno gradito l’esordio del metodo “rubinetto” per regolare i consumi idrici nei due spazi verdi della città. Settimana scorsa, dopo anni di discussione, è entrato in funzione un sistema, basato su valvole a tempo, di economizzazione sui consumi idrici delle oasi melegnanesi, per le quali il comune attualmente spende 27mila euro annui in erogazione d’acqua nelle zone umide. Il problema, secondo i due sodalizi verdi, è che “l’austerity” decisa da palazzo Broletto è stata di quelle da cavallo: si è passati dall’irrigazione continua di acqua, con tubo da cento litri di portata, a bocchette temporizzate a ore che buttano giusto una goccia. Anzi neanche quella, perché secondo Erminia Mandarini del Bradipo «è probabile che nello scorso fine settimana le pompe non abbiano funzionato del tutto». Il risultato, spiega l’esponente ambientalista, è «catastrofico al parco delle Noci, dove lo stagno grande ha forse mezzo metro d’acqua e le ninfee sono in grande sofferenza, mentre al Montorfano i bacini d’acqua sono stati reinvasati dopo un’asciutta completa di quattro o cinque giorni: speriamo che i danni siano recuperabili». Una “mano pesante” che però vede l’assessore alle politiche ambientali Luigi Tessarin rifiutare l’etichetta di aguzzino dei parchi: «Se le pompe sono state ferme, lo sono state al massimo in quelle 36 ore in cui abbiamo installato i temporizzatori la settimana scorsa - dichiara Tessarin - posso assicurare che da venerdì scorso le pompe vanno, tre ore al giorno». Wwf e Bradipo ribadiscono di non essere in disaccordo sul principio in sé del risparmio idrico ma «su un suo esordio che è apparso scriteriato. L’apporto d’acqua è stato veramente tirato al filo, abbiamo trovato persino carpe in putrefazione areate sugli stagni assetati». SecondoTessarin «si sapeva che il sistema di regolazione oraria dell’acqua doveva andare a regime, e che quelli iniziali sarebbero stati esperimenti per approssimarsi alla quantità adeguata, che potrà essere di quattro, cinque, sei ore al giorno, quanto necessario a mantenere un certo livello negli stagni. In ogni caso, dal principio dei minori costi non si torna indietro: chi è ambientalista non può permettere che 27mila euro di acqua potabile siano sottratti all’uso pubblico in estate, quando forse ha senso farlo, e in autunno,quando invece la carenza idrica non esiste». Fonte: Il Cittadino
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