Un viaggio nel Parco agricolo dribblando immondizia e degrado ai bordi delle stra. Montagne di rifiuti abbandonati e fossi come fogne a cielo aperto.
Montagne di bottiglie di plastica abbandonate a un destino di migrazioni per i corsi d’acqua di mezza Lombardia, sacchi neri dell’immondizia lanciati da auto in corsa sui cigli degli argini, scheletri di elettrodomestici, financo rifiuti tossici come batterie e elletromagneti lasciati a degradare nei campi di mais, ai piedi delle pianticelle che in questi giorni si trasformano in robusti sostegni di dorate pannocchie. È il triste panorama che si può incontrare nel cuore del Parco agricolo Sudmilano, nei comuni di Paullo, Mediglia e Tribiano. Qui, dove un tempo la natura incontaminata era la padrona assoluta della scena, l’inciviltà dell’uomo sta provocando ferite sanguinanti. L’itinerario di quello che si può definire un vero e proprio scempio parte dall’alveo dell’Addetta in territorio paullese: le chiuse in prossimità dell’azienda Pro Farmaco costituiscono un punto di raccolta di tutti i rifiuti trasportati a valle dalla corrente. Si potrebbe riempire un camion a rimorchio: e quando la diga artificiale viene alzata, i rifiuti riprendono il loro percorso inquinante. Un’occhiata al cavo Marocco, uno dei principali affluenti dell’Addetta, e la situazione non è migliore: scarti di lavorazione delle imprese edili, sacchetti galleggianti, ancora bottiglie. Silvano Paterlini, tribianese rappresentante di “Cittadinanza attiva” che ci fa da Cicerone, scruta l’orizzonte scuotendo la testa: «Non si può continuare così, siamo giunti a un punto di non ritorno. Abbiamo rovinato uno degli ultimi angoli naturalistici di pregio della regione, in cui esistono specie animali e vegetali autoctone. Forse siamo ancora in tempo per evitare il peggio, certo è che occorrerebbe un totale cambiamento della mentalità e della cultura ambientale delle persone». Poco più nord e lo scenario non cambia. Cumuli di rifiuti nelle rogge del countryside di Bustighera, frazione di Mediglia già funestata dalla presenza ingombrante del tritovagliatore e del futuribile inceneritore: nel recente passato le acque dei fossi in questa zona sono state oggetto di scarichi abusivi dalle vicine porcilaie, risolti grazie alle numerose denunce di Paterlini presso gli enti competenti. Basta attraversare la provinciale Cerca, funestata da un traffico pesante diventato insostenibile anche al di fuori delle ore di punta, e si entra in Tribiano: una mezza dozzina di sacchi dell’immondizia a far da inutile guard rail sulla direttrice via Rossini è il biglietto da visita. Si devia quindi per San Barbaziano e Lanzano ed è un fiorire di mini discariche a cielo aperto, nonostante la costante opera di monitoraggio promossa dagli agenti della polizia locale. Comincia il territorio di Mulazzano, in provincia di Lodi, ma purtroppo è sempre la stessa musica: nelle adiacenze della cascina Virolo la campagna somiglia infatti a uno di quei prati in cui si è appena consumato un generoso pic nic di tarda primavera: dovunque cartacce, lattine, pacchetti di sigarette e quant’altro.
Dopo un paio d’ore di triste registrazione, si torna sconfortati al punto di partenza: difficile trovare, in un tale deserto di civiltà, motivi di ottimismo. Fonte: Il Cittadino
Dopo un paio d’ore di triste registrazione, si torna sconfortati al punto di partenza: difficile trovare, in un tale deserto di civiltà, motivi di ottimismo. Fonte: Il Cittadino
Nessun commento:
Posta un commento