venerdì 19 febbraio 2010

San Zenone - Stazione da incubo, i comuni protestano

Nove comuni fra Lodigiano e Sudmilano tornano alla carica con la Regione, la Provincia di Milano e quella di Lodi, con Rete ferroviaria italiana e sigle varie della galassia treni sulla stazione di San Zenone al Lambro: «Intervenite per sanare questo squallore a cielo aperto - hanno scritto tutti assieme qualche giorno fa -, il servizio metropolitano regionale non può andare a regime a giugno in una cornice simile». Suona più o meno così la lettera finita sui tavoli di Roberto Formigoni, di Pietro Foroni e di altre scrivanie che contano in Lombardia, quelle delle società che gestiscono i preziosi binari pendolari (Rfi, Trenitalia, LeNord). Stavolta a schierarsi a fianco del gruppo pendolari San Zenone e di tutti quelli che patiscono l’oppressione quotidiana e i ritardi nelle stazioni “automatizzate” della linea S1, è un’alleanza di addirittura nove amministrazioni comunali, sindaci o delegati. Con San Zenone ci sono Vizzolo Predabissi, Melegnano, Dresano, Colturano, Casalmaiocco, Sordio, Mulazzano e Salerano al Lambro. Tutti concordi nel fare pressing, ancora una volta, per ottenere che lo scalo-incubo di San Zenone, sul quale convergono pendolari di tutta la fascia “cerniera” fra le due province, prima di giugno assuma finalmente i contorni di un luogo funzionale. La necessità più ovvia, quella di avere una biglietteria anche automatizzata, è messa al punto numero uno: «Occorre ottenere che lo scalo in questione sia dotato di una vendita di biglietti in loco - si legge - eventualmente anche di tipo automatico, ma è necessario che i biglietti si possano acquistare in stazione». Molto in alto nella lista dei requisiti minimi necessari è posta anche la questione della sala d’aspetto e dei servizi igienici. I secondi attualmente non funzionanti, la prima rappresentata da un “camerone” di squallore difficilmente descrivibile: «Sala d’aspetto e servizi igienici devono essere ripristinati nella loro funzionalità». Ovunque occhieggiano graffiti metropolitani e tracce di incursioni vandaliche: «Chiediamo un sistema di videosorveglianza per prevenire gli atti di vandalismo, e la riqualificazione dell’interno ed esterno del sottopasso, fatto oggetto di atti deturpanti», si prosegue. Sulle banchine, larghe pochi metri, non c’è pensilina: ecco dunque la richiesta per una copertura minima sulle teste dei viaggiatori. L’energica segnalazione si completa additando il problema del parcheggio troppo ristretto (la gente parcheggia “calcolando” la traiettoria di uscita delle altre auto per spuntare qualche spazio in più) e naturalmente la disponibilità, da parte dei firmatari, a discutere «qualsiasi forma di collaborazione e sinergia con gli enti responsabili».Fonte: Il Cittadino

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