A coprire le spese che i comuni lodigiani hanno dovuto affrontare per fermare la macchia nera sul Lambro ci penserà la regione Lombardia.
Lo conferma il presidente della Provincia, Pietro Foroni, il quale ricorda che dopo il pesantissimo sversamento di idrocarburi è stato riconosciuto lo stato di calamità naturale. Palazzo San Cristoforo sottolinea che, secondo una prima stima, l’amministrazione provinciale ha affrontato una spesa di circa 100mila euro. Il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, ha già previsto un primo stanziamento da 20 milioni di euro.La commissione ambiente della Camera sostiene che tutti gli enti locali in gioco, dalla Lombardia all’Emilia Romagna fino al Veneto, hanno dovuto sborsare circa un milione di euro. Nel documento presentato ieri, i componenti della commissione affermano che sia necessario provvedere a un rigoroso monitoraggio delle acque per poi passare alla bonifica. Allo stesso tempo, i parlamentari chiedono al governo di adottare subito le misure necessarie per rimborsare le regioni. Anche l’onorevole Erminio Quartiani è intervenuto sulla questione, proponendo un’indagine conoscitiva per tutti i siti a rischio.La Provincia di Lodi sta già pensando a come far tornare a vivere il Lambro, che lo scorso 23 febbraio è stato preso di mira dai soliti ignoti, i quali hanno rovesciato nel fiume circa 4mila tonnellate di idrocarburi, provenienti dalle cisterne depositate nell’area dismessa della Lombarda Petroli, in provincia di Monza. «Abbiamo aderito a un protocollo d’intesa con regione Lombardia - spiega l’assessore Nancy Capezzera -, un progetto partito in passato per il Seveso e l’Olona che adesso prenderà in considerazione anche il Lambro. Oltre ai fondi investiti dalla Regione, si possono sfruttare quelli dell’Unione europea, la Provincia dovrà metterci del suo ma sarà un aspetto da valutare successivamente. Dopo le elezioni sarà convocato un tavolo con i comuni per capire come muoversi».Il modello da seguire è lo stesso che ha permesso di riqualificare gli altri corsi d’acqua. «Negli ultimi dieci anni - continua la Capezzera - sono stati sistemati diversi depuratori, si è provveduto alla bonifica, si sono ripristinati gli argini e si sono piantumati alberi. Inoltre, sono stati creati dei luoghi di sosta e di ristoro, con delle piccole attività commerciali, in modo da sviluppare l’indotto economico e l’aspetto turistico. Anche il Lambro tornerà a vivere».Le barriere sistemate lungo il corso del Lambro, dotate di materiale assorbente per catturare gli idrocarburi, sono ancora al loro posto, sono servite per impedire il passaggio di alcune macchie residue di gasolio. A partire dalla fine di febbraio la gestione degli interventi è passata in capo al Pirellone.Fonte: Il Cittadino
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