martedì 11 gennaio 2011

Canale navigabile, il sogno fa già acqua - Giace da un anno il piano da un miliardo per completare il tratto Pizzighettone-Milano: mancano pure i soldi per le riparazioni - Denuncia Coldiretti: «Ci sono falle dappertutto, allagati tre campi»

E come se non ci fosse, eppure è già pieno di buchi. È il grande canale navigabile Cremona-Milano, via Lodi, ovvero il maxi progetto da un miliardo di euro, e un secolo di incubazione, in stallo ormai da almeno un anno, ma sempre e comunque oggetto di polemiche e controversie. Le ultime, in ordine di tempo, sono venute fuori dalla denuncia della Coldiretti regionale, espressione di una delle categorie, gli agricoltori, più scettiche se non avverse al progetto.Il problema? Le perdite d’acqua nell’unico tratto esistente, quello cremonese, fino quasi ai confini con il Lodigiano, tra Crotta d’Adda e Pizzighettone. Qui, secondo l’Aipo, una falla starebbe causando una perdita di 80 litri al secondo, allagando i campi di mais di tre allevatori con la complicità della moltitudine di “gallerie” scavate dalla nutrie negli argini per fare le loro tane: il tutto mentre dei soldi promessi in marzo dalla Regione per rendere impermeabile il canale, stimati attorno i sei milioni di euro, non si hanno più notizie da novembre, quando la delibera che avrebbe dovuto sbloccarli è stata ritirata dallo stesso Pirellone. «I campi sono sempre allagati e gli agricoltori, tre grosse aziende che coltivano mais e allevano vacche da latte, non sanno più come fare», spiega Andrea Ragazzini, funzionario dell’area ambiente della Coldiretti di Cremona; la quale spiega peraltro che «stiamo seguendo la cosa due anni, la situazione più critica è nel tratto pensile del Canale, quello sospeso rispetto al piano di campagna. Le infiltrazioni dal fondo attraversano la falda che si alza e inzuppa la terra come una spugna, abbiamo contattato tutti e messo in mezzo anche i nostri avvocati per assistere le aziende e ci aspettiamo delle risposte». L’evento rinfocola inoltre le preoccupazione che anche gli uffici regionali della Coldiretti, nonché quelli della vicina provincia di Lodi-Milano, hanno sempre espresso sul più ampio progetto di completare entro o subito dopo l’Expo del 2015 un canale fermo ormai a Pizzighettone dal 1922. Questioni di consumo del suolo, agricolo soprattutto, con gli annessi rischi ambientali e idrogeologici: per perplessità manifestate anche da forze politiche (come il Pd), o in maniera più tecnica da addetti ai lavori, come il Consorzio Muzza, che all’epoca dell’ultimo sopralluogo del ministro Umberto Bossi non si disse pregiudizialmente contro l’opera, ma auspicò attraverso il presidente Grecchi un coinvolgimento nello studio, al fine di poter garantire il “capillare sistema irriguo” che sostiene l’agricoltura lodigiana. Da allora, ottobre 2009, in realtà però sembra non essersi mosso nulla: anche perché, se mancano i soldi per le riparazioni, figuriamoci il miliardo scarso con cui lo Stato dovrebbe irrorare il maxi progetto. Così il sogno del canale “anti smog”, particolarmente caro alla Lega Nord e potenzialmente capace di garantire trasporti per 300 milioni di tonnellate annue, sembra nuovamente essere tornato nel cassetto: almeno per il momento, e con le due ipotesi di tracciato ancora solo sulla carta, come il canale stesso. Entrambe le idee di tracciato, peraltro, avrebbero un impatto non indifferente sulla provincia di Lodi. La prima, un attraversamento “a raso” di 60 chilometri, e per una spesa di 911 milioni di euro, toccherebbe Castiglione, Bertonico, Turano, Mairago, Muzza Sant’Angelo, Lodi, Tavazzano e Mulazzano, per poi spingersi fino a Paullo e Truccazzano; la seconda, un ponte-canale di 57 e rotti chilometri da Pizzighettone a Truccazzano, interesserebbe Cavacurta, Turano, Muzza Sant’Angelo, Tavazzano, Quartiano, Paullo e Lavagna. Il costo? Circa 842 milioni di euro. Sempre tanti, anzi tantissimi: forse troppi, per un progetto che cent’anni esatti dopo la posa delle prime pietre resta un tabù. E oggi, anche un problema. Fonte: Il Cittadino

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