«L’amministrazione comunale si attivi per far rispettare il regolamento del Parco collinare»: cacciatori e ambientalisti per una volta sono concordi nel tirare le orecchie al comune sulla gestione del parco locale della collina di San Colombano. L’oggetto delle lamentele sono le recinzioni, spesso abusive, che sorgono in collina come funghi, senza alcun rispetto delle norme d’attuazione che prevedono uno spazio libero da terra di almeno 20 centimetri per il transito della selvaggina.«Molte recinzioni collinari sono posate contro il regolamento, in modo abusivo perché non consentono il passaggio della selvaggina a terra, e il comune non mi risulta faccia controlli al riguardo - spiega il segretario dell’Ambito territoriale della caccia numero 3 di San Colombano Gianni Spelta -. Poi c’è una questione culturale: tutti recintano e i passaggi nei campi aperti in collina sono diventati impossibili. Dalla Moccia fino alla Capra ormai è impossibile cacciare. Sulla strada dei Chiavaroli, ci sono recinzioni per quasi due chilometri consecutivi. Spesso arrivano forestieri che comprano appezzamenti di terreno in collina, li recintano e li chiudono pensando di ricavarne chissà che cosa, poi dopo tre o quattro anni li rimettono in vendita. E a noi lasciano una collina spezzettata in tante proprietà chiuse che impediscono ogni passaggio, ai cacciatori ma anche ai semplici escursionisti».Una polemica che, pur con differente prospettiva, è sostenuta anche dagli ambientalisti locali del Picchio Verde.«Questa volta hanno ragione i cacciatori - dice il presidente del Picchio Verde Maurizio Papetti -. Il passaggio della selvaggina è impedito dalle recinzioni a terra, che non dovrebbero starci in base al regolamento. Spetta al comune verificare che sia rispettato. Ovviamente non condividiamo la lamentela per le difficoltà nella caccia, ma bisogna dire che è davvero difficile passare tra i fondi collinari perché ci sono recinzioni ovunque».E anche sulle nuove costruzioni che stanno nascendo in collina la posizione di cacciatori e ambientalisti è simile: se sono in regola, nessuno può metterle in discussione, ma il comune dovrà garantire che effettivamente le costruzioni abbiano finalità agricole come dichiarato in sede di permessi.A fare il pompiere resta il presidente dell’Atc 3, Pietro Luigi Borella. «Come ambito territoriale non vogliamo fare polemiche con il comune, ci mancherebbe - afferma il presidente -. Tra i cacciatori ci sono tante posizioni, alcune critiche, e le osservazioni fatte sono veritiere. Tuttavia ci preme di più lavorare con le istituzioni per salvaguardare l’ambiente e mantenere la collina pulita, e su questo vogliamo senza dubbio lavorare con l’amministrazione comunale». Fonte: Il Cittadino
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