«Il comune di San Donato deve fare pressione sul gruppo Eni per ottenere un “mobility management” del traffico, cioè un piano di gestione della mobilità prima di qualunque palazzo uffici. Soprattutto deve capire quanti lavoratori del sesto potranno lasciare a casa l’auto». È l’osservazione cardine ribadita dal Wwf sudmilanese sul progetto che sta egemonizzando la discussione in città: l’arrivo dei palazzi Eni del futuro in via De Gasperi. Nel periodo concesso per avanzare osservazioni e correttivi alla variante urbanistica, una delle realtà sociali che aveva preannunciato la chiara scelta di far sentire la propria voce è appunto il Wwf locale. Secondo gli ambientalisti l’incognita di fondo è la stessa che ha innalzato altri timori: quante macchine si aggireranno, a sesto palazzo costruito, tutto attorno, sovrapponendosi all’andirivieni sulla statale 9. Ecco allora la funzione cruciale del “mobility management”: un compito che chiama in causa l’amministrazione comunale. «Chiediamo espressamente che il comune si faccia interprete presso Eni della richiesta di un piano di mobilità dei propri dipendenti - si legge -. Lo studio dovrebbe essere volto innanzitutto alla riduzione del mezzo privato . Il Piano dovrebbe essere in grado di desumere la percentuale dei dipendenti Eni che, una volta operativo il sesto palazzo, potranno raggiungere il nuovo posto di lavoro a piedi, in bicicletta, in treno in metropolitana o con le navette aziendali. Comunque non in auto». Preoccupa anche la modesta estensione degli spazi verdi, soprattutto quello definito “filtrante”: «Con verde filtrante si intende il verde stabile, non realizzato sopra box, parcheggi o dove in ogni caso lo spessore del terreno è limitato». Di fronte a questo verde quasi simbolico il Wwf torna ad annotare che «si sarebbero dovuti realizzare 40mila metri quadrati a parco, mentre lo schema definitivo parla di soli 4mila metri quadri, un decimo, non occupati da costruzioni o altri servizi». Gli ambientalisti vedono in questo anche un contrasto di filosofie della città: «Il limitrofo quartiere Metanopoli è stato progettato e realizzato come un pezzo rilevante di città ad alto contenuto di verde, riconosciuto anche a livello legislativo». Il posizionamento del sesto Eni accanto a un quartiere nato con questa impostazione, sembra stridente. La lettura dell’associazione ambientalista si sofferma infine ancora su Monticello e sul problematico utilizzo dei terreni ceduti a scomputo oneri al comune: «Le aree in via per Monticello sono già inserite nel perimetro del Parco agricolo regionale di cintura metropolitana e interessate dal cono aereo - riassumono le osservazioni -, quindi il loro utilizzo ottimale è nell’ottica dell’auspicato parco intercomunale di confine San Donato - San Giuliano ». Fonte: Il Cittadino
martedì 25 gennaio 2011
San Donato - Sesto Eni, tutti i dubbi del Wwf - L’associazione sottolinea la mancanza di uno studio adeguato su flussi e trasporti - Per gli ambientalisti traffico e verde sono a rischio
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