venerdì 1 aprile 2011

Caselle Landi - «Così mio padre salvò tante vite umane» - Prima di essere fucilato mise al sicuro i suoi figli e quelli della famiglia Campagnoli, trucidata insieme a lui . La strage fascista di Punte Alte nella testimonianza di Pippo Losi

Aveva 13 anni quando le brigate nere uccisero suo padre e un’intera famiglia. Pippo Losi è testimone vivente dell’eccidio di Punte Alte, che si consumò a Caselle Landi il primo aprile 1945, in cui morirono suo padre Gino Losi e i membri della famiglia Campagnoli: i coniugi Pietro e Teresa, insieme ai figli Lino e Silvano. Sotto il suo immenso cappello, dietro ai suoi folti baffi, Pippo, 78 anni, custodisce i ricordi di quello sterminio che Caselle ricorderà anche quest’anno durante la cerimonia organizzata domenica 3 aprile da comune, Ancr e Anpi provinciale. Dopo la Santa Messa delle 9.30 e i saluti del sindaco Piero Luigi Bianchi presso la sala polivalente, interverranno la vicepresidente provinciale dell’Anpi Isabella Ottobelli, Giuseppe Castelvecchio, presidente della comunità Il Pellicano; Luca Grossi, insegnante e operatore di strada; Gabsi Latifa, coordinatrice Doposcuola associazione Pierre, sotto il coordinamento della professoressa Viviana Stroher, docente del liceo Novello di Codogno. Lo scopo dell’iniziativa non è soltanto ricordare le vittime dell’eccidio ma le nuove generazioni saranno chiamate a riscoprire i valori della Costituzione italiana, nata proprio dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale. «Sono fatti di guerra», ha premesso lo stesso Pippo Losi, cominciando a raccontare l’eccidio di Punte Alte, 66 anni dopo. Il giovane Silvano Campagnoli aveva militato dapprima nelle brigate nere, per poi schierarsi con i partigiani. Da allora i fascisti gli avevano dato la caccia, ma lui si era nascosto fra le colline piacentine, fino al giorno di Pasqua del 1945, quando Silvano decise di fare ritorno a casa, travestendosi da sacerdote. Ma quale prete della Bassa all’ora di pranzo si sarebbe mai aggirato per le campagne? «Le brigate nere mangiarono la foglia - ha spiegato Pippo -, e la cascina Punte Alte venne circondata». Il primo ad intuire quale strage si stesse per consumare fu proprio il fattore Gino Losi. Pippo lo sa: suo padre salvò le tre figlie dei coniugi Campagnoli, portandole dalla zia al Chiavicone di Santo Stefano Lodigiano, e i tre maschietti della famiglia Campagnoli, caricandoli sul calesse e nascondendoli nella cascina di proprietà di Franco Lucchini. Naturalmente papà Losi portò in salvo anche i suoi figli Franco, Pippo, Rosolino, Luisa e Ginetto, nato orfano di padre: Gino Losi infatti fu fucilato dal capitano della brigata fascista Alessandro Midali. Domenica un lungo corteo si sonderà fino a Punte Alte, dove un piccolo angioletto sarà posto sulla lapide per ricordare anche “una vita negata”: quella del bambino mai nato, custodito nel grembo della signora Teresa Campagnoli, brutalmente uccisa. A tutte le vittime delle due famiglie, Campagnoli e Losi, il coraggioso don Giuseppe Patti diede degna sepoltura, sfidando i fascisti che lo minacciarono di morte e che lui definì “assassini”. Le brigate nere sarebbero capitolate il 25 aprile, fine di una guerra che tra vendette e ritorsioni fece ancora decine di vittime. Fonte: Il Cittadino

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