giovedì 14 aprile 2011

Marudo - Capannoni abbattuti, a rischio i posti di lavoro - Nell’inferno di fuoco di Marudo sono bruciate 5500 tonnellate di rifiuti, ma secondo l’Arpa le analisi sull’aria sono rassicuranti. I sindacati: «Gli enti e la proprietà trovino una soluzione per il futuro»

Ieri è cominciata la demolizione dei capannoni della Lodigiana Maceri di Marudo. Dopo l’incendio scoppiato sabato pomeriggio, probabilmente di origine dolosa, nel quale sono bruciate 5500 tonnellate di carta e plastica, le strutture erano pericolanti e rischiavano di crollare da un momento all’altro, così è stato chiesto l’intervento di una ditta specializzata. Prima sono stati smantellati i materiali pericolosi, come l’amianto rimasto sui tetti; poi tutto quello che si trovava all’interno è stato portato fuori, dalle scaffalature metalliche ai macchinari fino al materiale carbonizzato che ancora stava bruciando e nascondeva piccoli focolai. Tutto è stato portato nel piazzale per lo smaltimento. I rifiuti infatti andavano divisi fra loro e portati via, in luoghi adatti allo smaltimenti a seconda del prodotto (plastica, carta o amianto). Poi si è dato il via alla demolizione della struttura. Al momento non è ancora chiaro se sarà possibile salvare almeno una parte delle costruzioni esistenti o se tutto dovrà essere abbattuto. Questa sorte, è certo, spetterà agli edifici posti di fronte alle villette, cinque o sei in tutto, ormai irrecuperabili, mentre per quelli che si trovavano dalla parte opposta verrà fatta una perizia una volta tolte le coperture. L’impressione, comunque, è che ben poco della cartiera potrà essere salvato, visto che le temperature durante il rogo hanno raggiunto e superato i mille gradi. Le operazioni dureranno dai quattro ai sei giorni, secondo le previsioni, poi sull’area si dovrà ricominciare da zero. Spetterà alla proprietà, a quel punto, valutare cosa fare, se ripartire cioè con l’attività o chiudere definitivamente i battenti. Da questa decisione dipenderà anche la sorte dei circa 30-40 dipendenti della cartiera, che ad oggi non sanno ancora cosa sarà del loro futuro. «Spero che si faccia qualcosa per non lasciare queste persone senza stipendio da un giorno con l’altro - dice Benedetto Matteucci, segretario provinciale della Cgil per il settore della cartiera -. Gli enti locali coinvolti, per esempio, potrebbero sollecitare la proprietà a sedersi intorno a un tavolo per confrontarsi e trovare una soluzione».Intanto ieri sera l’Arpa ha diramato l’esito delle analisi svolte in questi giorni sui campioni di aria prelevati a Marudo e nei comuni limitrofi, come Sant’Angelo. In particolare la diossina è stata rilevata in quantità e concentrazioni «normalmente ritrovate in condizioni di incendio e che non hanno alcun rilievo di tipo sanitario». Solo all’angolo di via Manzoni con via Luna si sono registrati valori superiori, «ma in ogni caso senza significativi effetti per la salute». I campionamenti proseguiranno anche nelle prossime ore e i risultati, assicurano i dirigenti locali dell’Arpa, verranno comunicati ai cittadini.

«Noi cittadini, prigionieri dell’incubo» 
Strade fantasma, paura e polemiche in paese per le conseguenze dello spaventoso incendio alla cartiera. Il calvario dei residenti costretti a barricarsi in casa dopo il rogo.

Marudo Ostaggi. Delle proprie case, della paura, della demolizione, degli orari in cui poter entrare e uscire. Continua l’incubo per chi abita a due passi dell’ammasso di rifiuti e dubbi che è oggi la Lodigiana Maceri. Le demolizioni dei maxi capannoni, quasi interamente andati in fumo, sono iniziate ufficialmente ieri. Nella completa mancanza di informazione, qualcuno ha deciso di tornare e qualcuno invece non ci pensa neppure.Di certo via Manzoni è ancora una via fantasma. Le finestre sono chiuse quasi ovunque, spesso persiane comprese. Le traverse di via Manzoni, ieri completamente transennata, sono popolate dagli uomini in tuta bianca e mascherina professionale. Sono alle presa con la bonifica di vialetti, abitazioni, finestre. Chi è tornato a casa si è letteralmente sigillato dentro: «Io sono rientrato domenica, ma la prima cosa che ho fatto è stato prendere del nastro isolante e chiudere tutto dall’interno - racconta un residente - : altrimenti la polvere sarebbe entrata lo stesso». E con la polvere anche tutto quello che è volato in aria dal momento in cui le prime fiamme si sono alzate in cielo.«E non abbiamo idea di cosa sia - si sfoga la signora Rozza - : perché stanno bonificando? Cosa stanno eliminando? Perché nessuno ci dice cosa sta succedendo?». Qui, tra chi non è tornato a casa, la rabbia è tanta: «Io mi chiedo solo come avremmo potuto tornare - continua la signora - : da cinque giorni la situazione è completamente nel caos. Il Comune ci ha detto “sì, entrate” ma a vostro rischio e pericolo». E in pochi hanno deciso di farlo. Soprattutto perché senza acqua, ma anche senza poter aprire le finestre e quindi far uscire il fumo e la puzza che sono entrati comunque, stare in casa è spesso impossibile.Il “via libera” a tornare in casa è stato quasi immediato, ma oggi sono in molti a chiedersi la decisione sia stata opportuna. Le polemiche sulla gestione dell’emergenza in paese si sono fatte più fitte. Con le demolizioni sono arrivati anche gli orari da rispettare per raggiungere le proprie abitazioni e rimanerci. I residenti possono entrare nelle loro case dalle 8 alle 9 del mattino, dalle 12 alle 13, dalle 17 alle 18 e dalle 20 alle 6 del mattino. All’alba dovrebbero quindi alzarsi e lasciare di nuovo le loro case: «Una misura in via precauzionale per evitare che i residenti corrano rischi durante le demolizioni» spiegano dall’amministrazione. «Di fatto chi è dentro casa è costretto a uscire di nuovo - si lamentano i residenti - e chi ha scelto di rimanere da parenti e amici, non può rientrare in libertà. Questo significa che l’emergenza è finita?».A far discutere sono anche le parole del sindaco Claudio Bariselli, riguardo alla vicinanza delle abitazioni alla cartiera: «Ci sentiamo presi in giro - dicono alcuni residenti - : chi doveva capire che le case a ridosso della cartiera potevano essere un problema? Chi dà autorizzazioni e permessi a costruire? I cittadini?». Nel polverone delle polemiche entra anche l’ampliamento dell’attività, di cui da qualche tempo si discuteva in comune: «L’amministrazione comunale ha centinaia di lettere di protesta di cittadini - spiega la signora Rozza - : se una cosa è sbagliata e crea problemi, come si fa a prendere in considerazione l’ipotesi di ampliarla?». I dubbi, insomma, sono tanti; così come sono tante le domande su quello che accadrà nei prossimi giorni. Fonte: Il Cittadino

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