lunedì 11 luglio 2011

Indipendente il sud Sudan. Nato il nuovo Stato africano

Feste, bandiere e clacson per le strade del Sudan del Sud: da oggi è uno Stato indipendente, il 193esimo riconosciuto dall'Onu. 

E l'Italia lo riconosce con una nota ufficiale della Farnesina. I cittadini hanno festeggiato per le strade del Paese dallo scoccare della mezzanotte. E Juba, nella giornata odierna, si tengono le celebrazioni ufficiali per l'indipendenza. Saranno presenti il presidente del nuovo Stato, Salva Kiir, il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon e l'ex segretario di Stato americano Colin Powell. Alla cerimonia partecipa anche il presidente del Sudan Omar al-Bashir, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra per le violenze nella regione del Darfur. Il Nord e il Sud del Sudan hanno combattuto per oltre cinquant'anni due guerre civili, concluse con l'accordo di pace del 2005. L'indipendenza è il risultato del referendum dello scorso 9 gennaio, in cui il 98% della popolazione ha votato a favore della secessione dal Nord.
Da mezzanotte il più grande Stato africano, con una superficie quasi otto volte quella dell'Italia e una popolazione circa della metà della nostra, è diviso in due: il Sudan e il Sud Sudan, con una sostanziale soddisfazione degli abitanti del Sud e preoccupazioni di quelli del Nord, che vedono le loro risorse petrolifere ridursi drasticamente anche se manterranno il controllo degli oleodotti. Le conseguenze dei risultati del referendum che il 9 gennaio hanno sancito quasi all'unanimità l'indipendenza del Sud, dopo quasi quarant'anni di guerre sanguinose e più di due milioni di morti, vedono una secessione che ha ancora molti aspetti da definire. Nonostante i toni rassicuranti dei discorsi rituali del presidente sudanese, Omar el Bashir - ricercato dalla giustizia internazionale per i crimini di guerra e contro l'umanità per la guerra civile in Darfur - il futuro dei due Paesi non è dei più tranquilli. Bashir ha garantito sin dal 9 gennaio che Khartoum - che oggi ha riconosciuto ufficialmente la nuova Repubblica - avrebbe accolto la scelta dei sudanesi del Sud e che avrebbe collaborato. Ha messo tuttavia in guardia chiunque «voglia prendere le armi contro Khartoum». Per questo ha respinto l'accordo raggiunto dal suo vice per mettere fine agli scontri in corso nel Sud Kordofan, vicino ai confini - non ancora delimitati tutti con chiarezza - del nuovo Stato, sostenendo che i responsabili di quegli episodi sono malintenzionati che minano la stabilità del Paese. Tra i problemi più importanti, al primo posto figura quello del petrolio e della sua ripartizione tra i due Paesi: i giacimenti sono quasi tutti nel Sud, ma gli oleodotti sono tutti gestiti dal Nord fino a Port Sudan, dove il prezioso «oro nero» - prima fonte di reddito per tutto il vecchio Sudan - viene caricato sulle petroliere che lo esportano. Khartoum ha già minacciato di chiudere le condutture se il partito che governa il Sud e al quale appartiene il futuro presidente, Salva Kiir Mayardit, dovesse continuare a fomentare ribellioni. Il segretario generale dell'Onu in un articolo pubblicato ieri sull'International Herald Tribune, ha suggerito che il nuovo Sud Sudan stabilisca rapporti di solidarietà con i vicini, tanto il Sudan quanto Etiopia, Uganda, Tanzania, Kenya, Ruanda e Burundi. Se non altro servirà ai 620 mila abitanti del sud per avere un'alternativa ai ricatti del Nord e collegare i propri pozzi di petrolio a oleodotti già esistenti o da realizzare nell'area dell'Africa orientale e di quella subsahariana. Senza dimenticare il rischio di future guerre per l'acqua, preconizzate da vari esperti dei Paesi in via di sviluppo. Ban Ki-moon ha ricevuto in regalo dal presidente Salva Kiir un bufalo chiamato in suo onore «Ban» come ringraziamento per l'impegno del Palazzo di Vetro, che ha promosso una missione di pace nel Paese (Unmiss) e un contingente di 4.200 uomini dispiegati nell'area di Abyei, contesa tra Nord e Sud. «La secessione è dolorosa, a livello emotivo e finanziario, ma credo che il Sudan possa avere un futuro luminoso e possa essere leader nella regione», ha dichiarato Ban Ki-moon. Ban si è detto «estremamente preoccupato per la continua violenza nel Sud Kordofan», che farà parte del Sudan del Nord, ma è abitato da popolazioni simpatizzanti per il Sud.
ISTITUZIONI POLITICHE - Dalla fine dell'ultima guerra civile Nord Sud nel 2005, il partito del congresso Nazionale (Ncp) del presidente Bashir e gli ex ribelli del Movimento popolare per la Liberazione del Sudan (Splm) hanno formato un governo di unità nazionale. Dall'aprile del 2010, Salva Kiir - che ha preso il posto di John Garang morto in un incidente aereo nel 2005 - guida il Sud-Sudan. ECONOMIA - Malgrado decenni di conflitti tra Nord e Sud, che hanno lasciato la regione meridionale del Paese esangue, il Sudan possiede 6,7 miliardi di riserve di barili di petrolio. Tre quarti dei 470mila barili prodotti ogni giorno in Sudan provengono dal Sud e dalle regioni frontaliere. Il petrolio rappresenta il 98% delle risorse del Sud Sudan ma gli impianti sono tutti nel Nord che vogliono dividere le ricchezze. Il Paese dispone anche di importanti ricchezze minerarie, in particolare uranio. 
FORZE ARMATE - L'esercito popolare di liberazione del Sudan (Spla) conta circa 140.000 uomini, secondo l'Ong svizzera Small Arms Survey. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha ribattezzato la missione dell'Onu in Sudan in «Missione delle Nazioni unite nella Repubblica del Sud Sudan (Minuss) con 7.000 soldati e 900 civili. Fonte: L'Unità.it
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