Lanche e risorgive stanno morendo, e nemmeno troppo lentamente. È come
se le oasi più spettacolari del Lodigiano avessero tutte una “data di
scadenza”, l’unico modo per salvarle è intervenire subito per impedire
la loro scomparsa. A lanciare il grido d’allarme è il Comitato Adda Sud,
un sodalizio che riunisce le associazioni ambientaliste del territorio e
che nei mesi scorsi ha realizzato una “super” ricognizione delle zone
umide: tutte, senza alcuna eccezione, si trovano in condizioni critiche.
L’esito dell’analisi è stato presentato ieri mattina da Maurizio Lozzi, presidente del Comitato Adda Sud, insieme al vice Giuseppe Davini, al segretario Albino Canepari e a Giuseppe Uggeri, membro della “squadra”. All’appuntamento hanno partecipato diversi esponenti delle associazioni, come Giancarlo Magli dall’Associazione Pescatori Dilettanti, e delle istituzioni, come l’assessore del Comune di Lodi Enrico Brunetti e il consigliere provinciale Emanuele Arensi.Gli amanti della natura hanno messo sotto la lente di ingrandimento due lanche, la Ronchetti a Montanaso e la Rotta a Castiglione, oltre a due risorgive, quella di Soltarico (Cavenago) e quella della Pagnana a Castiraga.«Alla Pagnana fino a dieci anni fa c’erano dei canneti - spiega Lozzi, mostrando anche le fotografie che documentano il viaggio tra i corsi d’acqua -, oggi la vegetazione è assente e la fase di interramento è avanzata per effetto degli scarichi agricoli. Il fiume crea e distrugge le lanche, si muove a “zig zag”, il guaio è che oggi non è più in grado di crearne delle altre: quando una sparisce, lo fa per sempre». Soltarico è una riserva botanica speciale, il progressivo interramento causato dagli scarichi delle acque di irrigazione ha riempito la “testa” della risorgiva, inoltre si verificano frane nella parte alta della riva. Spesso al posto dell’acqua si ritrova una gigantesca colata di fango. «La Ronchetti è destinata a chiudersi - aggiunge Lozzi -, persa questa...è la fine, il fiume non potrà più ricreare una zona umida. Per quanto riguarda la Rotta, la deviazione di una roggia per l’irrigazione ha aumentato l’immissione di sedimenti e ha quindi accelerato il processo di interramento».E pensare che, ironia della sorte, le leggi per difendere la natura del Lodigiano ci sono, e da molto. “Le zone umide devono essere conservate impedendo all’occorrenza lo spontaneo riempimento - si legge nei documenti ufficiali -, in particolare deve essere mantenuta, ricostruita e migliorata l’alimentazione idrica superficiale e di falda, compreso lo spurgo delle teste di fontanile”. Parole che per troppo tempo sono rimaste solo sulla carta. «Abbiamo una proposta - conclude Lozzi -: l’avvio di un piano di monitoraggio, la possibilità di definire obiettivi da seguire con tempi certi, attraverso un programma regionale, l’impegno del volontariato e dell’associazionismo per far fronte alla situazione». Insomma, l’unione fa la forza, soprattutto quando non c’è altro tempo da perdere. «Ci troviamo di fronte a una perdita epocale, questo ambiente non ci sarà più ma la sensazione è che la gente non se ne renda conto». Fonte: Il Cittadino
L’esito dell’analisi è stato presentato ieri mattina da Maurizio Lozzi, presidente del Comitato Adda Sud, insieme al vice Giuseppe Davini, al segretario Albino Canepari e a Giuseppe Uggeri, membro della “squadra”. All’appuntamento hanno partecipato diversi esponenti delle associazioni, come Giancarlo Magli dall’Associazione Pescatori Dilettanti, e delle istituzioni, come l’assessore del Comune di Lodi Enrico Brunetti e il consigliere provinciale Emanuele Arensi.Gli amanti della natura hanno messo sotto la lente di ingrandimento due lanche, la Ronchetti a Montanaso e la Rotta a Castiglione, oltre a due risorgive, quella di Soltarico (Cavenago) e quella della Pagnana a Castiraga.«Alla Pagnana fino a dieci anni fa c’erano dei canneti - spiega Lozzi, mostrando anche le fotografie che documentano il viaggio tra i corsi d’acqua -, oggi la vegetazione è assente e la fase di interramento è avanzata per effetto degli scarichi agricoli. Il fiume crea e distrugge le lanche, si muove a “zig zag”, il guaio è che oggi non è più in grado di crearne delle altre: quando una sparisce, lo fa per sempre». Soltarico è una riserva botanica speciale, il progressivo interramento causato dagli scarichi delle acque di irrigazione ha riempito la “testa” della risorgiva, inoltre si verificano frane nella parte alta della riva. Spesso al posto dell’acqua si ritrova una gigantesca colata di fango. «La Ronchetti è destinata a chiudersi - aggiunge Lozzi -, persa questa...è la fine, il fiume non potrà più ricreare una zona umida. Per quanto riguarda la Rotta, la deviazione di una roggia per l’irrigazione ha aumentato l’immissione di sedimenti e ha quindi accelerato il processo di interramento».E pensare che, ironia della sorte, le leggi per difendere la natura del Lodigiano ci sono, e da molto. “Le zone umide devono essere conservate impedendo all’occorrenza lo spontaneo riempimento - si legge nei documenti ufficiali -, in particolare deve essere mantenuta, ricostruita e migliorata l’alimentazione idrica superficiale e di falda, compreso lo spurgo delle teste di fontanile”. Parole che per troppo tempo sono rimaste solo sulla carta. «Abbiamo una proposta - conclude Lozzi -: l’avvio di un piano di monitoraggio, la possibilità di definire obiettivi da seguire con tempi certi, attraverso un programma regionale, l’impegno del volontariato e dell’associazionismo per far fronte alla situazione». Insomma, l’unione fa la forza, soprattutto quando non c’è altro tempo da perdere. «Ci troviamo di fronte a una perdita epocale, questo ambiente non ci sarà più ma la sensazione è che la gente non se ne renda conto». Fonte: Il Cittadino