Dopo l’impianto di smaltimento di rifiuti speciali, Sesto Ulteriano
scopre un nuovo progetto “da prendere con le pinze” in casa sua:
l’ipotesi di un parco fotovoltaico da almeno 70mila metri quadrati nella
diramazione fra Autosole e tangenziali di Milano, nell’area di
territorio fra Cologno e Viboldone. Secondo quanto è possibile
ricostruire, anche sulla base della sezione progetti del sito
istituzionale di Milano Serravalle, il parco fotovoltaico di San
Giuliano è un investimento che porta le firme in sinergia della
Provincia di Milano e di Milano Serravalle, l’ente di gestione
autostradale parzialmente controllato dall’amministrazione provinciale.
L’energia fotovoltaica verrebbe insediata nella zona ovest del
territorio sangiulianese nel contesto di un disegno ben più ampio, che
vede lo storico marchio autostradale milanese impegnato a utilizzare
diverse aree di sua proprietà, in affiancamento ai corridoi
autostradali, come sedi di centrali energetiche per gli usi interni e
l’eventuale vendita.
La prima ubicazione del fotovoltaico targato Milano
Serravalle-palazzo Isimbardi è un’area di manutenzione sull’A7
Milano-Genova, ma l’occhio guarda più lontano: all’abbinata
fotovoltaico-autostrada lungo l’intero anello tangenziale del capoluogo.
In pratica si tratta di mettere in fila (certamente non uno dietro
l’altro, ma a una certa distanza) “campi” di pannelli solari in grado di
produrre complessivamente 4mila megawatt all’anno. Per il fotovoltaico
“autostradale” cadono a fagiolo, nei progetti dei due enti milanesi,
quegli appezzamenti di terreno a destinazione agricola, ma di
relativamente basso valore, che si snodano senza rischio di penuria dai
due lati del serpentone tangenziale di Milano. Un’ubicazione ottimale è
quindi il cuneo agricolo che fiancheggia gli ultimissimi metri
dell’Autosole poco prima della diramazione fra tangenziali est e ovest,
tra cascina Rancate, Viboldone e il polo produttivo industriale di
Cologno/Sesto Ulteriano.In totale secondo le stime di Italia Nostra sud
est Milano (il primo ente a non esprimere entusiasmi per il progetto) 70
ettari di coltura agricola di modesta qualità, ma pur sempre soggetta
al vincolo del Parco Sud, si trasformerebbero in «specchiera» di
pannelli produttori di energia termoelettrica. Ma nella «specchiera» si
rifletterebbe anche il profilo dell’abbazia di Viboldone. Ed è qui che
cominciano i problemi.Fonte: Il Cittadino