«Giovedì prossimo procederemo a rendere inaccessibile la corte Dezza di
rocca Brivio, perché c’è un’ordinanza del sindaco di San Giuliano che
attesta il rischio di crolli». Achille Taverniti, amministratore del
bene monumentale affacciato alla via Emilia, lascia poche chances ai
Vivai Pro natura di restare dove sono rimasti negli ultimi quindici
anni, cioè nell’edificio sul lato destro della rocca.
L’ordinanza di
sgombero si farà anche se non è tassativa la sua applicazione
nell’esatta giornata di giovedì prossimo: potrebbe essere posticipata di
qualcosa, ma comunque sarà attuata. «Noi ci atteniamo all’atto del
sindaco inoltrato il 22 agosto alla srl Rocca Brivio come primo
destinatario - delucida il presidente di Tutela ambientale Sudmilanese -
di conseguenza è a noi, che siamo proprietari, che si chiede di
prendere le misure necessarie all’esclusione di rischi per le persone».
Quello che sembra l’ultimo atto di una vicenda a molte puntate -
l’allontanamento dell’associazione ambientalista dalla rocca
sangiulianese - questa volta pare proprio dietro l’angolo. Come sta
scritto in un’ingiunzione recapitata nei giorni scorsi ai Vivai, a
partire da dopodomani la società amministrata da Taverniti, e
compartecipata da Tasm, Associazione rocca Brivio, comuni di Melegnano,
San Donato e San Giuliano, metterà sotto lucchetto la cosiddetta “corte
Dezza”. Quest’ultimo è il fabbricato lungo che affianca via unica Brivio
Sforza alla destra del portone d’accesso. Tipico e suggestivo finché si
vuole, con i colori dei rampicanti che avvolgono la struttura, ma
fatiscente e tutta transennata da un cordone di sicurezza. O almeno:
fatiscente secondo il proprietario, lo stesso della rocca, che 15 anni
fa - altri tempi - accolse Federnatura coi vivai sangiulianesi dando in
comodato d’uso una parte delle stanze. Ma adesso, dice Taverniti, lì
comanda il degrado: «Il pericolo di crollo c’è, lo attestano le perizie,
non si può più rimanere lì dentro e anche il comune lo dice avendo
allontanato gli altri residenti». Del tutto diversa la versione degli
“inquilini”, l’ente per la biodiversità vegetale, secondo i quali non
solo una controperizia esclude i rischi di cedimento, ma lo stesso tetto
è stato consolidato dall’associazione dietro spesa di 3000 euro.
Secondo l’amministratore sandonatese non è sufficiente: «Dobbiamo
intervenire per due ragioni - conclude Taverniti -. Prima: quella
tecnica. Seconda: quella progettuale. In tanti anni non si è mai
sviluppato un proficuo e sinergico rapporto costruttivo con i Vivai, al
di là dei contatti formali».Fonte: Il Cittadino