martedì 13 settembre 2011

San Giuliano - «C’è il rischio di crolli nella Rocca, perciò i Vivai devono andare via»

«Giovedì prossimo procederemo a rendere inaccessibile la corte Dezza di rocca Brivio, perché c’è un’ordinanza del sindaco di San Giuliano che attesta il rischio di crolli». Achille Taverniti, amministratore del bene monumentale affacciato alla via Emilia, lascia poche chances ai Vivai Pro natura di restare dove sono rimasti negli ultimi quindici anni, cioè nell’edificio sul lato destro della rocca.
L’ordinanza di sgombero si farà anche se non è tassativa la sua applicazione nell’esatta giornata di giovedì prossimo: potrebbe essere posticipata di qualcosa, ma comunque sarà attuata. «Noi ci atteniamo all’atto del sindaco inoltrato il 22 agosto alla srl Rocca Brivio come primo destinatario - delucida il presidente di Tutela ambientale Sudmilanese - di conseguenza è a noi, che siamo proprietari, che si chiede di prendere le misure necessarie all’esclusione di rischi per le persone». Quello che sembra l’ultimo atto di una vicenda a molte puntate - l’allontanamento dell’associazione ambientalista dalla rocca sangiulianese - questa volta pare proprio dietro l’angolo. Come sta scritto in un’ingiunzione recapitata nei giorni scorsi ai Vivai, a partire da dopodomani la società amministrata da Taverniti, e compartecipata da Tasm, Associazione rocca Brivio, comuni di Melegnano, San Donato e San Giuliano, metterà sotto lucchetto la cosiddetta “corte Dezza”. Quest’ultimo è il fabbricato lungo che affianca via unica Brivio Sforza alla destra del portone d’accesso. Tipico e suggestivo finché si vuole, con i colori dei rampicanti che avvolgono la struttura, ma fatiscente e tutta transennata da un cordone di sicurezza. O almeno: fatiscente secondo il proprietario, lo stesso della rocca, che 15 anni fa - altri tempi - accolse Federnatura coi vivai sangiulianesi dando in comodato d’uso una parte delle stanze. Ma adesso, dice Taverniti, lì comanda il degrado: «Il pericolo di crollo c’è, lo attestano le perizie, non si può più rimanere lì dentro e anche il comune lo dice avendo allontanato gli altri residenti». Del tutto diversa la versione degli “inquilini”, l’ente per la biodiversità vegetale, secondo i quali non solo una controperizia esclude i rischi di cedimento, ma lo stesso tetto è stato consolidato dall’associazione dietro spesa di 3000 euro. Secondo l’amministratore sandonatese non è sufficiente: «Dobbiamo intervenire per due ragioni - conclude Taverniti -. Prima: quella tecnica. Seconda: quella progettuale. In tanti anni non si è mai sviluppato un proficuo e sinergico rapporto costruttivo con i Vivai, al di là dei contatti formali».Fonte: Il Cittadino
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