venerdì 20 gennaio 2012

San Colombano - L’oasi nel mirino delle “doppiette”

I cacciatori vogliono mettere le mani sull’oasi della collina di San Colombano e ne chiedono la trasformazione in territorio di caccia. La trasformazione dell’oasi in territorio aperto alla caccia, sia pure con l’indicazione ad area di ripopolamento e cattura era già emersa sette anni fa ed era stata bloccata allora da un movimento di cittadini da cui poi era scaturita l’associazione ambientalista Picchio Verde.
A distanza di anni i cacciatori ci riprovano: sono iniziate infatti le procedure per il nuovo Piano faunistico venatorio della Provincia di Milano, e tra le richieste dei cacciatori figura proprio lo spostamento dell’oasi. L’oasi protetta di San Colombano è un’area interclusa alla caccia da circa 60 anni nella zona sud della collina, a ridosso della provinciale 234 verso Chignolo, in zona Malpensata. I cacciatori chiedono invece di spostarla dall’altra parte della collina a ridosso del centro abitato trasformando l’area dell’oasi in zona ripopolamento e cattura aperta alla caccia. Contrari gli ambientalisti ma anche molti cacciatori che non vedono l’utilità di uno spostamento del genere. «L’oasi è un ambiente protetto da più di 60 anni, non è che spostandolo sulla carta si può pensare di riprodurlo - dice Giovanni Leporelli del Wwf e del Picchio Verde -. I cacciatori vogliono mettere le mani sul patrimonio faunistico eccezionale che è conservato nell’oasi, non ci sono altre valide motivazioni per una sua trasformazione». Dello stesso parere è addirittura qualche cacciatore. «Non si sente un’esigenza specifica di aprire quel territorio al ripopolamento e cattura - dice un associato dell’ambito di caccia di San Colombano -. Gli equilibri sono delicati: quando si è cambiata la destinazione venatoria della zona di via Regone, nel giro di una stagione la fauna è sparita. In tanti pensiamo che sia meglio lasciare le cose come stanno». Sarebbero almeno una dozzina i cacciatori che hanno già manifestato apertamente la loro contrarietà al progetto. «Ma di deciso non c’è nulla, è un’ipotesi al vaglio - dice Pietro Luigi Borella, presidente dell’Ambito di caccia -. Spostare l’oasi risponderebbe a diverse esigenze: ci sarebbe un miglior irradiamento della fauna e una maggior protezione ambientale anche alla luce del percorso naturalistico individuato dall’amministrazione in Val Panate». Intanto, per domenica prossima la Provincia di Milano ha autorizzato la cattura di lepri nell’oasi fina a un massimo di 30 capi. Da anni ormai ogni anno palazzo isimbardi dà il via libera all’operazione di cattura.Fonte: Il Cittadino
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