I cacciatori vogliono mettere le mani sull’oasi della collina di San
Colombano e ne chiedono la trasformazione in territorio di caccia. La
trasformazione dell’oasi in territorio aperto alla caccia, sia pure con
l’indicazione ad area di ripopolamento e cattura era già emersa sette
anni fa ed era stata bloccata allora da un movimento di cittadini da cui
poi era scaturita l’associazione ambientalista Picchio Verde.
A
distanza di anni i cacciatori ci riprovano: sono iniziate infatti le
procedure per il nuovo Piano faunistico venatorio della Provincia di
Milano, e tra le richieste dei cacciatori figura proprio lo spostamento
dell’oasi. L’oasi protetta di San Colombano è un’area interclusa alla
caccia da circa 60 anni nella zona sud della collina, a ridosso della
provinciale 234 verso Chignolo, in zona Malpensata. I cacciatori
chiedono invece di spostarla dall’altra parte della collina a ridosso
del centro abitato trasformando l’area dell’oasi in zona ripopolamento e
cattura aperta alla caccia. Contrari gli ambientalisti ma anche molti
cacciatori che non vedono l’utilità di uno spostamento del genere.
«L’oasi è un ambiente protetto da più di 60 anni, non è che spostandolo
sulla carta si può pensare di riprodurlo - dice Giovanni Leporelli del
Wwf e del Picchio Verde -. I cacciatori vogliono mettere le mani sul
patrimonio faunistico eccezionale che è conservato nell’oasi, non ci
sono altre valide motivazioni per una sua trasformazione». Dello stesso
parere è addirittura qualche cacciatore. «Non si sente un’esigenza
specifica di aprire quel territorio al ripopolamento e cattura - dice un
associato dell’ambito di caccia di San Colombano -. Gli equilibri sono
delicati: quando si è cambiata la destinazione venatoria della zona di
via Regone, nel giro di una stagione la fauna è sparita. In tanti
pensiamo che sia meglio lasciare le cose come stanno». Sarebbero almeno
una dozzina i cacciatori che hanno già manifestato apertamente la loro
contrarietà al progetto. «Ma di deciso non c’è nulla, è un’ipotesi al
vaglio - dice Pietro Luigi Borella, presidente dell’Ambito di caccia -.
Spostare l’oasi risponderebbe a diverse esigenze: ci sarebbe un miglior
irradiamento della fauna e una maggior protezione ambientale anche alla
luce del percorso naturalistico individuato dall’amministrazione in Val
Panate». Intanto, per domenica prossima la Provincia di Milano ha
autorizzato la cattura di lepri nell’oasi fina a un massimo di 30 capi.
Da anni ormai ogni anno palazzo isimbardi dà il via libera
all’operazione di cattura.Fonte: Il Cittadino