Investimenti per 1 milione 700mila euro, sostenuti dalla Fondazione
Morando Bolognini (in larga parte) e, tra gli altri, dalla Regione
Lombardia, dalla Fondazione Cariplo e dalla Fondazione Banca Popolare di
Lodi. Con un unico obiettivo: riaprire al più presto il castello
Bolognini di Sant’Angelo, chiuso al pubblico dal giugno 2007 per ragioni
di sicurezza. I lavori, che hanno già portato alla costruzione di una
scala antincendio e al restauro del salone dei cavalieri, proseguiranno
per altri due anni e, se la tabella di marcia sarà rispettata,
dovrebbero concludersi entro il Natale del 2013.
Ma la speranza del
direttore della Fondazione Bolognini, Luigi Degano, è di poter riaprire
il castello (almeno parzialmente) già prima della fine del 2013. Per
questo serviranno le autorizzazioni dei vigili del fuoco, ai quali
peraltro è stato ripresentato il progetto della nuova rete antincendio,
che tiene conto di prescrizioni aggiuntive. Il progetto è stato
autorizzato dai pompieri all’inizio dello scorso mese di dicembre; i
lavori potrebbero partire in primavera, con la realizzazione di un
“anello antincendio” che circonderà il castello.In attesa che
l’intervento antincendio prenda il via (in queste settimane la
Fondazione sta recuperando i preventivi), si lavora all’interno del
castello. Una delle opere più complesse riguarda l’impianto elettrico,
con il potenziamento dell’illuminazione nel museo Morando Bolognini e
nel museo del Pane. Non meno importante è la realizzazione dell’impianto
antintrusione: una fitta rete di 21 telecamere, che seguono l’intero
percorso museale. E ancora, la nuova scala antincendio, sospesa da terra
e sostenuta da grossi cavi in acciaio, è stata alzata di un piano e ora
permette di raggiungere il sottotetto. Il viaggio nel castello,
accompagnati da Degano, inizia proprio dal camminamento superiore, dal
quale si possono “toccare con mano” le massicce merlature e da cui si
gode una magnifica vista su Sant’Angelo. Ma la vera sorpresa è nei
seminterrati del lato est del castello, quelli per intendersi che
corrono paralleli a via Cesare Battisti. Il dottor Degano imbocca la
scala che porta al museo dell’Agricoltura e a un certo punto svolta a
destra. Davanti agli occhi si aprono locali nascosti per molto tempo da
un pannello e che i lavori di queste ultime settimane hanno riportato
alla luce. Si arriva così alla base della torre di nord-est, quella
all’angolo fra via Cesare Battisti e via Bolognini. Il fondo è una sorta
di “voragine”, utilizzata in passato come ghiacciaia. Proprio in
prossimità della torre di nord-est verrà ricavato lo spazio per
realizzare una seconda scala antincendio, che partirà dal seminterrato. E
quest’ultimo, oltre alla base della torre, regala altre sorprese. Come
un pozzo in mattoni, sul cui fondo è ancora presente l’acqua: basta
lanciare un sassolino per sentirne il rumore, basta il flash del
fotografo per capire quanto è profondo. Proprio nel lato nord-est i
muratori stanno lavorando in questi giorni, utilizzando tavelle e
mattoni in cotto “originali”, recuperati da altre zone del castello. È
in corso anche il rifacimento del cortile del castello che si affaccia
su via Battisti; sono già state sostituite le finestre e i portoni. La
vera sorpresa, come detto, è rappresentata dai locali del seminterrato
che collegano la torre nord-est e la torre mastra. Soffitti a volta,
archi, pilastri in granito: un “trionfo” di pietra e cotto che regala
una vista prospettica unica ma che per il momento, stante la necessità
di concentrare le risorse sugli interventi più urgenti, non potrà essere
recuperato. Così come non potranno essere avviati immediatamente i
lavori sui tetti, che si preannunciano molto corposi. Degano però
assicura che, se ultimate le opere finalizzate alla riapertura dei musei
rimarranno risorse a disposizione, queste saranno indirizzate alla
sistemazione delle coperture. E nel frattempo “avanti tutta” con gli
impianti, i sistemi di allarme, quelli antincendio, la costruzione delle
scale di emergenza e l’illuminazione artistica dei fossati. «Tutti
interventi - sottolinea Degano - che abbiamo affidato in larga parte ad
aziende del territorio».Fonte: Il Cittadino