venerdì 9 marzo 2012

Il cemento si mangia altri 2500 ettari. Ma nel Lodigiano oggi c’è ancora molto verde da proteggere

Svaniti in una nuvola di cemento: quasi 2500 ettari di terreno tra il 2000 e il 2011 hanno lasciato spazio a case, capannoni, strade. Rispetto al decennio precedente, però, sono stati risparmiati circa mille ettari, dal 1990 al 2000, infatti, il terreno sacrificato alle costruzioni si estendeva per quasi 3500 ettari. Del resto molte cose sono cambiate, l’edilizia ha subito un brusco stop a causa della crisi, gli strumenti urbanistici a disposizione degli enti locali sono cambiati, così come sono stati introdotti alcuni siti di importanza comunitaria da salvaguardare.
Nel Lodigiano c’è ancora molto verde da proteggere. Al netto dei boschi, esiste una superficie pari all’83,44 per cento del territorio provinciale che potrebbe essere potenzialmente utilizzata per mettere a dimora delle essenze; si tratta del patrimonio tradizionalmente affidato alle cure del sistema rurale lodigiano. I dati sono stati pubblicati a gennaio su Agri Lodi, l’approfondimento sul mondo agricolo realizzato dagli esperti della Provincia di Lodi. E sono stati divulgati insieme ad alcune riflessioni sull’argomento: «L’avanzamento dell’urbanizzazione trova nel sistema delle imprese agricole che lo patiscono scarsi elementi di resistenza - si legge -. Molti osservatori lamentano il fatto che il mondo rurale abbia scarso potere contrattuale in ordine alle scelte di politica urbanistica compiute ai vari livelli istituzionali. Altri, invece, azzardano una tendenza alla “complicità” o, quanto meno, alla “quiescenza” degli operatori rurali nei confronti di politiche urbanistiche orientate all’urbanizzazione». Il valore di un terreno destinato all’agricoltura è decisamente inferiore rispetto a quello di un terreno che rientra in un piano di urbanizzazione, anche se non si tratta di stime ufficiali le quotazioni per uso agricolo sembrerebbero aggirarsi tra i 70 e i 120mila euro. Dai dati elaborati presso l’Unità operativa territorio e paesaggio di via Fanfulla, si nota che gli strumenti urbanistici dei comuni lodigiani, dal 2000 al 2010, hanno previsto trasformazioni di aree per una superficie territoriale di 2283 ettari. San Cristoforo, durante la fase di adeguamento del Piano territoriale di coordinamento provinciale, ha cercato di esercitare una certa influenza nei confronti delle amministrazioni per preservare la destinazione rurale del territorio, come sottolinea l’assessore all’urbanistica Nancy Capezzera: «Quasi tutti i Piani di governo del territorio tendono a rispettare questa indicazione. Il problema è che nella fase di redazione si seguono i parametri, poi, una volta adottati i documenti, iniziano a partire le richieste di varianti. Il caso più clamoroso è quello di Pieve con Decathlon».Fonte: Il Cittadino
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