sabato 26 maggio 2012

San Donato - «Era disperato per aver perso l’occhio»

Non ce la faceva più a vivere così. E, in un attimo di disperazione, ha deciso di impiccarsi nel suo appartamento in via Olona, a San Donato. Avrebbe compiuto a luglio 45 anni, Virgilio Motta, sandonatese tifosissimo dell’Inter i cui funerali saranno celebrati oggi pomeriggio alle 15, ma la depressione l’ha distrutto. Non ci vedeva quasi più da un occhio e tutto era cambiato per lui, dopo che il 15 febbraio 2009 è stato aggredito dagli ultras della squadra rivale al derby.
Chi l’ha malmenato è stato condannato, ma il sandonatese non è mai riuscito ad uscire da una situazione troppo difficile, che lo ha provato psicologicamente. E lunedì, esasperato, ha compiuto l’estremo gesto. Il suo corpo senza vita è stato scoperto di sera, una scena straziante per il fratello, che ha avvertito i soccorsi. Ma non c’era più niente da fare per Virginio, che è stato trasportato senza vita in obitorio. Sono intervenuti, come di prassi, anche i carabinieri della compagnia di San Donato che hanno eseguito i primi rilievi nell’appartamento e informato il magistrato di turno, che ha disposto l’autopsia. Nessuno dubbio per gli inquirenti che si tratti di suicidio, visto che nell’abitazione i militari hanno anche trovato delle lettere. Parole che Virginio ha indirizzato ai famigliari prima di togliersi la vita. Sono le uniche indiscrezioni in una storia difficile, culminata in quel gesto compiuto lunedì da Virgilio.Le cause sarebbero, secondo gli investigatori, da ricercare nella depressione del 44enne, che seguiva una terapia specifica per il suo disagio, dopo che in uno scontro tra tifoserie ha perso parzialmente l’uso dell’occhio sinistro.Quel maledetto 15 febbraio lui era andato allo stadio con la Banda Bagaj, nata con lo scopo di avvicinare i bambini allo sport sano. Ma gli ultras milanisti, superando le barriere divisorie, avevano aggredito lui e il fratello Massimiliano. Il tutto, secondo quanto ricostruito dal pm Giovanni Polizzi, per vendicare lo sgarro di un loro striscione strappato da alcuni tifosi nerazzurri. Tre giorni dopo sette milanisti appartenenti alle Brigate Rossonere o ai Guerrieri Ultras erano stati arrestati e condannati in sede penale con previsione del pagamento di una provvisionale di 140mila euro.Ma la tragedia di Motta ha continuato a crescere, a detta dell’avvocato Consuelo Bosisio che lo aveva assistito, perché quei soldi, che gli sarebbero serviti per un costoso intervento all’estero, non gli sarebbero mai stati versati. Che sia questa la causa della caduta psicologica di Virgilio non è affatto certo.Perché, a risarcimento dei danni, va detto che era stato raggiunto un accordo per il pagamento rateale, attraverso versamenti mensili, della cifra stabilita. Pagamenti che sarebbero stai eseguiti regolarmente dagli imputanti, tanto più che uno di loro pare abbia addirittura dovuto ipotecare la sua casa. Fonte: Il Cittadino

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