sabato 11 agosto 2012

Castelnuovo - L’ ex chiesa che non ha più un’identità

L’ex chiesa di Santo Stefano è ancora in cerca di un’identità. A Castelnuovo Bocca d’Adda, in pieno centro, la vecchia chiesa comprata dall’ultima giunta Laccarini all’inizio del nuovo millennio resta un edificio decadente e quasi sempre chiuso.
Soltanto in occasione delle feste di paese e della sagra l’ex chiesa apre le sue porte per ospitare qualche mostra pittorica o di presepi. Intanto il trascorrere del tempo e in modo particolare l’umidità hanno cominciato a lasciare i segni al all’interno dell’ex chiesa e lungo la facciata. Ristrutturare la chiesa e trasformarla in uno spazio polifunzionale comporterebbe cifre da capogiro che un Comune come Castelnuovo (ma forse come tanti oggi) non potrebbe permettersi. E anche venderla non sembrerebbe una impresa meno difficile.«Ad acquistarlo fu l’ex sindaco Primo Laccarini (recentemente mancato, ndr) - ha spiegato l’attuale primo cittadino Fabrizio Lucchini - e noi appena insediati avevamo avuto l’idea di ricavarne una specie di struttura polifunzionale». «Avevamo partecipato a un bando per il recupero, - ha continuato Lucchini - ma non è andato a buon fine». «Servono ingenti risorse, - ha concluso - e attualmente non le abbiamo, per cui non c’è nessun intervento imminente previsto per l’ex chiesa che continuiamo a utilizzare per le mostre e per l’esposizione dei presepi».La storia dell’antico oratorio di Santo Stefano Protomartire, oggi dismesso e sconsacrato, affonda le sue radici alla fine del Cinquecento, con la fondazione della Confraternita del Santissimo Sacramento nel 1588. «Col passare degli anni lo spazio esiguo della chiesa parrocchiale si era dimostrato insufficiente - ha spiegato lo storico casalino Giacomo Bassi - e la Confraternita decise alla metà del 1600 di erigere una nuova chiesa ed adibirla quasi esclusiva mete alle funzioni della Confraternita stessa». «L’esecuzione venne affidata al capomastro Giovan Battista Recalzoni di Castelnuovo - ha raccontato Bassi - e nel 1676 l’oratorio fu terminato». La Confraternita si trasferì quindi nell’ex chiesa di Santo Stefano.Dopo decenni di splendore, la decadenza ebbe inizio durante il periodo napoleonico. Disfatta poi la Confraternita, nonostante il tentativo di recuperarla nel 1846 da parte di monsignor Giandomenico Anelli e successivamente di monsignor Giovanni Savaré, la chiesa venne relegata a semplice oratorio di paese.Il vero e proprio declino però si consumò tra il 1950 e il 1960: la chiesa era quasi sempre chiusa e con pochissime funzioni. Alla fine degli anni Sessanta fu l’allora parroco monsignor Pierino Rinaldi a deciderne la chiusura. «Da allora la chiesa venne spogliata dei suoi arredi interni, come le lapidi dei caduti di guerra, - ha spiegato lo Bassi - e progressivamente venne abbandonata, nonostante la sistemazione dell’intonaco esterno nel 1970».Per quanti anni ancora l’ex chiesa di Santo Stefano resterà in questo stato è difficile dirlo. L’amministrazione comunale però sembra intenzionata ad individuare una soluzione.Fonte: Il Cittadino

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