martedì 14 agosto 2012

San Giuliano, entro novembre sarà pronto l’impianto biogas

Marcia a spron battuto l’impianto a biogas di Occhiò, frazione di San Giuliano a pochi metri dalla via Emilia. E c’è già una data scritta per l’entrata in funzione della centralina: metà novembre, con un tempo di costruzione, calcolato dalla scorsa primavera, di meno di sei mesi.
Le vasche di fermentazione e i silos hanno già cambiato in modo significativo il panorama attorno alle poche case che costituiscono Occhiò, nucleo abitato ancora oggi non è raggiunto da una strada asfaltata . Campi di mais che dal prossimo raccolto, quello fra agosto e settembre, cominceranno ad alimentare l’unità di produzione energetica realizzata con tecnologia Wolf System/Bts, società dell’Alto Adige che nel Sudmilano hanno già portato a termine la costruzione della struttura lungo la provinciale 204 da Salerano a San Zenone al Lambro. Ad Occhiò è stata delimitata una superficie complessiva di un ettaro (ma gli sbancamenti di terra appaiono decisamente più grandi, nda) che costituisce l’impianto vero e proprio, quello delimitato da recinzione. I silos alimentati con bioenergie, soprattutto trinciato di mais, saranno tre, raggiunti dalla stessa strada unica che porta dalla rotonda di cascina Selmo al nucleo rurale di Occhiò. Nel complesso sono necessari circa 150 ettari coltivati, quelli fra Mezzano e la cascina Montone, per sostenere il fabbisogno energetico del sistema. Quest’ultimo sarà composto a lavori ultimati da un fermentatore, due stazioni di pompaggio, il motore e i tre silos nell’area di 1900 metri quadrati dentro i diecimila della centralina presa nel suo complesso. Secondo quanto comunicato dal costruttore Montone S.a.s negli elaborati di progetto, il biogas di Occhiò non comporterà l’allargamento delle strade esistenti o la costruzione di nuovi tratti, perchè i camion e gli altri mezzi che trasporteranno le biomasse di strada dovranno farne poca, arrivando dai fondi agricoli attorno. Nel frattempo sembra aver preso atto della situazione anche la componente ambientalista locale, che al momento della presentazione del progetto, più o meno un anno fa, aveva alzato gli scudi contro l’ubicazione dell’insediamento, evidenziando anche potenzialità archeologiche (romane) del sito su cui ora lavorano le ruspe. Da allora le condizioni dell’antico oratorio dei santi Giovanni e Paolo, l’edificio di culto più antico del Sudmilano, sono rimaste più o meno le stesse: in rovina.Fonte: Il Cittadino

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