giovedì 18 ottobre 2012

San Giuliano - Il Redefossi “sputa” fuori un’auto «Una discarica lunga 5 chilometri»

«Il cavo in asciutta del Redefossi fuori San Giuliano è una discarica lunga cinque chilometri».
La denuncia arriva da Italia Nostra Sud Est Milano e punta l’indice sulle condizioni del corso d’acqua nella zona a cui pochi fanno caso. Quella dove non vive (quasi) nessuno, ma ci sono solo centri commerciali da una parte e campagne dell’altra. Qui il Redefossi è quasi sempre in secca, viene utilizzato solo in caso di piena stagionale. Ecco perchè con gli anni ha assunto sempre più l’aspetto di una pattumiera continua. Spazzatura “comune” con bottiglie di plastica e quintali di altri rifiuti; ma anche copertoni, pezzi di mobili, scarichi edilizi costellano tutto il rettilineo che fiancheggia la via Emilia fino al confine comunale con Melegnano e alla confluenza fra Redefossi e Vettabbia. Italia Nostra Sud Est ha scritto al settore territorio di San Giuliano, alla polizia provinciale e alla Divisione reti e infrastrutture della Regione Lombardia per denunciare il degrado e avviare un’indagine sui responsabili, ma anche per un’altra ragione: capire chi sia esattamente il proprietario competente per un’eventuale bonifica dell’indecente spettacolo. Negli ultimi dieci anni i lavori di tombinatura del Redefossi (che tecnicamente è uno scolmatore del Seveso e della Martesana, interrato sotto tutta Milano fino a San Donato) sono sempre stati autorizzati dall’ Aipo di Parma, l’ex Magistrato del Po, e finanziati dalla Regione Lombardia data l’impossibilità di procedere alla copertura con le sole risorse locali. Nell’aprile del 2000 fu il Comitato tecnico delll’allora Magistrato del Po, che ha competenza su tutta la rete idrica degli affluenti del fiume centropadano, a dare il via alla lunga stagione della tombinatura “a lotti”, oggi arrivata all’attraversamento del quartiere Serenella. Ma se Aipo e Regione sono intervenuti per l’autorizzazione e il finanziamento, la situazione potrebbe essere meno chiara per quanto riguarda la “proprietà” in senso fisico del canale, cioè a quale demanio appartenga. Per quanto riguarda invece la competenza sulla vicina via Emilia, essa è ancora a capo all’Anas che in particolare sovrintende tutto il tratto fra cascina Follazza, il Molinazzo e rocca Brivio. Comunque stiano le cose, la situazione è cronica e non può certamente essere diventata tale in pochi mesi o addirittura anni: «Per una simile concentrazione di rifiuti ci vogliono decenni», osservano gli attivisti di Italia Nostra. Per quanto riguarda pneumatici e laterizi, inoltre, il sospetto è che arrivino da attività non troppo distanti. Più a Sud, al Molino della Valle (Comune di Melegnano), l’occhio degli ambientalisti ha colto persino carcasse di auto e altri rifiuti inerti in mezzo ai prati. Fonte: Il Cittadino

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...