Sette quintali e mezzo di pesce vivo per ripopolare le acque del fiume. 
Sabato mattina, sfidando la spessa nebbia che attorno alle 10 ancora 
avvolgeva le rive dell’Adda, il comitato direttivo dell’Associazione 
lodigiana pescatori dilettanti si è dato appuntamento al Belgiardino per
 la tradizionale semina di novembre, durante la quale sono state 
rilasciate in acqua alcune specie ittiche tipiche dell’Adda: persici, 
scardole, enormi tinche dal ventre rosato, provenienti dalla 
piscicoltura Menozzi di Bonferraro, in provincia di Verona. Arrivati a 
bordo di un camion cisterna, con l’aiuto di un retino i pesci sono stati
 trasferiti in grandi bacinelle azzurre e liberati nel fiume, vicino 
alla riva: la maggior parte ha preso subito il largo, altri hanno avuto 
bisogno del “servizio rianimazione” dei Pescatori dilettanti che, sotto 
l’occhio vigile delle guardie della Provincia e del Parco Adda, li hanno
 indirizzati verso il centro del fiume. «Una volta, quando l’Adda era 
pulita, non c’era bisogno di seminare il pesce - commenta il presidente 
del sodalizio Giancarlo Magli -, oggi questa pratica è diventata 
purtroppo una necessità: la popolazione ittica è sempre più scarsa ed è 
per questo che si effettuano i ripopolamenti». Il destino dei pesci 
seminati è, in molti casi, appeso all’amo di un pescatore, oppure nel 
becco di un cormorano, ma qualche esemplare riuscirà a riprodursi, 
contribuendo così alla vitalità del fiume. Un fiume che è sempre più 
sporco e inquinato, come si può facilmente constatare osservando i sassi
 vicino alle rive: l’ultima ondata di piena ha lasciato sulla superficie
 una fanghiglia nera e vischiosa, che nemmeno la pioggia è riuscita a 
lavare.Fonte: Il Cittadino

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