sabato 1 dicembre 2012

Per non dimenticare: Manina, i bambini e il miracolo di Nosi Be

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Ho conosciuto una persona straordinaria.  

È successo ad Ambatoloaka, un piccolo paese in una piccola isola al largo del Madagascar. Si chiama Manina Consiglio, napoletana ex insegnante di liceo, per tutti qui semplicemente Manina. Tutto è cominciato  nel 1997 quando è approdata alla ricerca, come molti di noi, di come impiegare la propria terza vita, quello scampolo di esistenza dopo giovinezza e attività produttiva, quella che molti sognano di passare con la canna da pesca in mano (salvo  annoiarsene rapidamente). E Manina è capitata qui proprio per andare a pescare. Ma non appena la sua attenzione si è spostata dal fondo del mare al fondo degli occhi della gente che la circondava ha capito che non era quello della, pur ottima, pescatrice il destino che l’attendeva. Ora non pesca più e grazie a lei la vita qui è cambiata. 12000 bambini vanno a scuola gratuitamente, i carcerati hanno riso e pesce da mangiare invece della manioca, i malati hanno chi li cura, i disabili vengono reimmessi in attività produttive che restituiscono loro tutta la dignità di esseri umani, i vecchi che restano soli hanno una loro casa dove riparare.  Era il 1997 Un miracolo? No, Manina. La sua generosità, il rispetto per questa gente e soprattutto la sua infaticabile attività. Tutto è cominciato nel 1997, da quei pesci donati e la percezione di una fame che noi non possiamo nemmeno immaginare. E poi i bambini morti di «fievre», la malaria.  E gli adulti malati di tubercolosi. Troppo caro spostarsi per andare in città all’ospedale, troppo cara la visita. E dunque la casa di Manina diventa ambulatorio medico gratuito per vecchi e bambini (20 centesimi per visita agli altri) dove una dottoressa malgascia visita chi ne ha bisogno  e fornisce le medicine necessarie. E i bambini per strada perché le scuole confessionali (le uniche) qui sono pagamento. E allora Manina paga l’iscrizione, richiesta dal capovillaggio, prima per 10, poi per 60,120. Quando diventano 600 è chiaro che è meglio farsi scuole per conto proprio. E  così nasce, sotto casa di  Manina, la prima  scuola «TsaikiTsara» (pronuncia cekiciara), Bambini buoni.  Il principio è quello della scuola comunitaria: Manina la costruisce, paga gli insegnanti, i libri, il cibo dei bambini,  gestione ma la scuola resta di proprietà della comunità; è totalmente gratuita e aperta senza distinzione di razza o religione. Le richieste si moltiplicano e vengono anche dalla Grande Terre, il Madagascar: dalle elementari alle medie e alle superiori; la scuola superiore di Ambondrona ha centinaia di iscritti, ha la sua biblioteca, la mensa e un pozzo.  Ora le scuole sono più di 200 e ci lavorano tra insegnanti e gestori oltre 250 persone tutte di qua, tutte su libro paga di Manina. Io ci sono stato: ho visto, nell’inebriante profumo di ylangh-ylangh (un bellissimo fiore usato per fare olio per massaggi), un complesso scolastico con 1200 allievi, dalla scuola materna fino alle superiori, ho visto bambini affascinati da quello che stavano imparando, concentrati su loro lavoro, ho visto bimbi della materna scrivere le prime lettere dell’alfabeto sulla loro lavagnetta, ho visto i più grandi alle prese con equazioni e lezioni di fisica perché il programma è quello del bacalaureat francese. Ma non ci si ferma qui. Mentre si costruiscono altre scuole, Manina apre pozzi nei villaggi dove l’acqua è totalmente gratuita a differenza dei pozzi fatti «per beneficenza» dalla Banca Mondiale. Infatti questi ultimi sono chiusi e si aprono solo a pagamento: gli vendono la loro acqua!  Nel 2006 si diffonde nelle carceri un’epidemia di scabbia. Il sindaco abituato ormai alla sua capacità di risolvere i problemi, chiama Manina: si scopre così che il carcere non ha acqua. Nascono così due vasche allacciate all’acquedotto comunale dove i detenuti possono lavare se stessi e la loro biancheria. Sono denutriti. Da allora arrivano al carcere 30 chili di riso al giorno, pesce o carne, verdura e medicine. Comincia l’allevamento di mucche e vitelli  e nel 2009 nasce la scuola di agricoltura destinata a crescere i prossimi tecnici capaci di sfruttare adeguatamente una terra fertile e ricca. Viene costruito  il primo liceo. «In principio ho alimentato tutto questo, dice Manina, con soldi miei: in fondo per pagare un’intera classe bastano 600 euro all’anno». Per proseguire l’attività man mano  che si estende si avvia una No profit «I bambini di Manina del Madagascar», ora divenuta Onlus, con tanto di sito internet che mostra via via  le realizzazioni. «Ma avviare non basta, dice Manina. Occorre proseguire l’opera e per questo è necessario che ad un certo punto siano i malgasci stessi a gestirsi e proseguire: non i politici ma le persone che sentono questa missione». Nel 2009 nasce così l’Associazione Malgascia TsakiTsara. «Così salute, istruzione e assistenza sociale sono interamente nelle loro mani». Le Minacce Amata dalla gente (è  fantastico vederla passare su un vecchia macchina sgangherata - mentre il sindaco qui ha un Bmw 4x4 - tra due ali di folla, «ciao Manina»), Manina dà fastidio a tutti coloro che si arricchiscono sulla povertà. Ogni tanto arriva qualche avvertimento mafioso: un manifesto abbattuto, due scuole incendiate, un’ambulanza che è ferma senza motivazioni all’aeroporto della capitale. «Io comunque, dice con una risata solare, vinco sempre perché la gente è con me: dove si distrugge si ricostruisce… magari  il doppio».   Qualcuno anche tra i politici è cosciente del beneficio portato dal lavoro di Manina: nel 2004 viene nominata Chevalier de l’Ordre National de la Republique de Madagascar. Anche in Italia il Presidente della Repubblica, con una commovente lettera personale, la nomina Ufficiale della Repubblica Italiana per Meriti. «Ora, dice Manina, non ho proprio più tempo per andare a pesca: la mia vita non è tranquilla ma finalmente ha un senso».Fonte: di Eugenio De Rosa - L'Unità.it

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