Ho conosciuto una persona straordinaria.
È successo ad Ambatoloaka, un piccolo paese in una piccola isola al
largo del Madagascar. Si chiama Manina Consiglio, napoletana ex
insegnante di liceo, per tutti qui semplicemente Manina. Tutto è cominciato nel 1997 quando è approdata alla ricerca, come molti
di noi, di come impiegare la propria terza vita, quello scampolo di
esistenza dopo giovinezza e attività produttiva, quella che molti
sognano di passare con la canna da pesca in mano (salvo annoiarsene
rapidamente). E Manina è capitata qui proprio per andare a pescare. Ma
non appena la sua attenzione si è spostata dal fondo del mare al fondo
degli occhi della gente che la circondava ha capito che non era quello
della, pur ottima, pescatrice il destino che l’attendeva.
Ora non pesca più e grazie a lei la vita qui è cambiata. 12000 bambini
vanno a scuola gratuitamente, i carcerati hanno riso e pesce da mangiare
invece della manioca, i malati hanno chi li cura, i disabili vengono
reimmessi in attività produttive che restituiscono loro tutta la dignità
di esseri umani, i vecchi che restano soli hanno una loro casa dove
riparare. Era il 1997 Un
miracolo? No, Manina. La sua generosità, il rispetto
per questa gente e soprattutto la sua infaticabile attività. Tutto è
cominciato nel 1997, da quei pesci donati e la percezione di una fame
che noi non possiamo nemmeno immaginare. E poi i bambini morti di
«fievre», la malaria. E gli adulti malati di tubercolosi. Troppo caro
spostarsi per andare in città all’ospedale, troppo cara la
visita. E dunque la casa di Manina diventa ambulatorio medico gratuito
per vecchi e bambini (20 centesimi per visita agli altri) dove una
dottoressa malgascia visita chi ne ha bisogno e fornisce le medicine
necessarie. E i bambini per strada perché le scuole confessionali (le
uniche) qui sono pagamento. E allora Manina paga l’iscrizione, richiesta
dal capovillaggio, prima per 10, poi per 60,120. Quando diventano 600 è
chiaro che è meglio farsi scuole per conto proprio. E così nasce,
sotto casa di Manina, la prima scuola «TsaikiTsara» (pronuncia
cekiciara), Bambini buoni. Il principio è quello della scuola
comunitaria: Manina la costruisce,
paga gli insegnanti, i libri, il cibo dei bambini, gestione ma la
scuola resta di proprietà della comunità; è totalmente gratuita e aperta
senza distinzione di razza o religione. Le richieste si moltiplicano e
vengono anche dalla Grande Terre, il Madagascar: dalle elementari alle
medie e alle superiori; la scuola superiore di Ambondrona ha centinaia
di iscritti, ha la sua biblioteca, la mensa e un pozzo. Ora
le scuole sono più di 200 e ci lavorano tra insegnanti e gestori
oltre 250 persone tutte di qua, tutte su libro paga di Manina. Io ci
sono stato: ho visto, nell’inebriante profumo di ylangh-ylangh (un
bellissimo fiore usato per fare olio per massaggi), un complesso
scolastico con 1200 allievi, dalla scuola materna fino alle superiori,
ho visto bambini affascinati da quello che stavano imparando,
concentrati su loro lavoro, ho visto bimbi della materna scrivere le
prime lettere dell’alfabeto sulla loro lavagnetta, ho visto i più grandi
alle prese con equazioni e lezioni di fisica perché il programma è
quello del bacalaureat francese. Ma non ci si ferma qui. Mentre si
costruiscono altre scuole, Manina apre pozzi nei villaggi dove l’acqua è
totalmente gratuita a differenza dei pozzi fatti «per beneficenza»
dalla Banca Mondiale. Infatti questi ultimi sono chiusi e si aprono solo
a pagamento: gli vendono la loro acqua! Nel 2006 si diffonde nelle
carceri un’epidemia di scabbia. Il sindaco
abituato ormai alla sua capacità di risolvere i problemi, chiama Manina:
si scopre così che il carcere non ha acqua. Nascono così due vasche
allacciate all’acquedotto comunale dove i detenuti possono lavare se
stessi e la loro biancheria. Sono denutriti. Da allora arrivano al
carcere 30 chili di riso al giorno, pesce o carne, verdura e medicine.
Comincia l’allevamento di mucche e vitelli e nel 2009 nasce la scuola
di agricoltura destinata a crescere i prossimi tecnici capaci di
sfruttare adeguatamente una terra fertile e ricca. Viene costruito il
primo liceo. «In principio ho alimentato tutto
questo, dice Manina, con soldi miei: in fondo per pagare un’intera
classe bastano 600 euro all’anno». Per proseguire l’attività man mano
che si estende si avvia una No profit «I bambini di Manina del
Madagascar», ora divenuta Onlus, con tanto di sito internet che mostra
via via le realizzazioni. «Ma avviare non basta, dice Manina. Occorre
proseguire l’opera e per questo è necessario che ad un certo punto siano
i malgasci stessi a gestirsi e proseguire: non i politici ma le persone
che sentono questa missione». Nel 2009 nasce così l’Associazione
Malgascia TsakiTsara. «Così salute,
istruzione e assistenza sociale sono interamente nelle loro mani». Le
Minacce Amata dalla gente (è fantastico vederla passare su un vecchia
macchina sgangherata - mentre il sindaco qui ha un Bmw 4x4 - tra due
ali di folla, «ciao Manina»), Manina dà fastidio a tutti coloro che si
arricchiscono sulla povertà. Ogni tanto arriva qualche avvertimento
mafioso: un manifesto abbattuto, due scuole incendiate, un’ambulanza che
è ferma senza motivazioni all’aeroporto della capitale. «Io comunque,
dice con una risata solare, vinco sempre perché la gente è con me: dove
si distrugge si ricostruisce… magari il doppio». Qualcuno anche tra i
politici è cosciente del beneficio portato dal
lavoro di Manina: nel 2004 viene nominata Chevalier de l’Ordre National
de la Republique de Madagascar. Anche in Italia il Presidente della
Repubblica, con una commovente lettera personale, la nomina Ufficiale
della Repubblica Italiana per Meriti. «Ora, dice Manina, non ho proprio
più tempo per andare a pesca: la mia vita non è tranquilla ma finalmente
ha un senso».Fonte: di Eugenio De Rosa - L'Unità.it
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