Parlano di ''dramma umanitario'' e si dicono preoccupati ''per il
tasso di patologie tumorali che, secondo alcuni, è più alto che in altre
parti di Italia''. Condividendo l'appello del Presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, a non abbassare la guardia, il cardinale
Crescenzio Sepe e i vescovi delle diocesi della ''Terra dei Fuochi''
con una lettera aperta fanno sentire di nuovo la loro voce chiedendo ''a
quanti hanno ruolo, responsabilità e autorità di intervenire e decidere
per frenare il dilagare di timore, di paura di mali''. Un appello a fare presto sul fronte delle bonifiche ma anche ad
adottare misure a tutela dell'economia di quelle terre che purtroppo
sono state avvelenate da sversamenti illegali e che segnano il confine
tra le province di Napoli e di Caserta. E la questione della Terra dei
fuochi è stata anche il tema di una conversazione telefonica tra il
Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in vacanza a Napoli, ed
il governatore della Campania, Stefano Caldoro. Al Capo dello Stato
sono stati illustrati anche, nelle linee generali, gli obiettivi degli
investimenti di 3 miliardi che la Regione intende mettere in atto. Per
il presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi la politica deve
fare ''la sua parte con l'urgenza che il dramma della Terra dei fuochi
impone. L'appello della Chiesa campana va raccolto e fatto proprio dalle
istituzioni''. Anche Sel chiede di fare presto mentre il M5s torna ad
attaccare il Capo dello Stato. A giudizio del cardinale Sepe e dei
vescovi delle diocesi della ''Terra dei fuochi'' i cittadini ''stanno
pagando, sulla propria pelle, l'arroganza, la prepotenza, l'inciviltà,
l'avidità e la stupidaggine di criminali che, senza avere pietà neppure
per i propri figli e i propri familiari, non hanno esitato a vendere la
propria terra a persone disoneste quanto loro, violentandola e
avvelenandola con rifiuti altamente tossici e nocivi''. La Chiesa non
vuole stare alla finestra. ''Non abbiano competenza per dare
suggerimenti e indicazioni - scrivono i vescovi - ma nella nostra azione
pastorale, siamo pronti ad affiancare tutti gli uomini di buona volontà
facendoci interpreti dell'angoscia, delle attese e dei diritti di
quelli che sono i più deboli ed indifesi, di quelli che non riescono a
far sentire la propria voce e il proprio pianto''. ''Forte è il grido
di rabbia e di sofferenza - scrivono i vescovi - che viene da tante
mamme e da tante persone della nostra amata terra, per i danni, anche
luttuosi e irreparabili, subiti o temuti ed anche per l'attesa di atti
chiari, concreti e rassicuranti rispetto al presente e al futuro''. I
prelati chiedono bonifiche ma anche misure per ''la perimetrazione dei
terreni malati'' a tutela ''della buona agricoltura e dei produttori
onesti, gravemente danneggiati da giudizi generalizzati se non da
vergognose speculazioni di chi, non potendo prevalere con la concorrenza
lecita, cerca di trarre vantaggio da incolpevoli sventure altrui''.Fonte: Ansa.it
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